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Tony Pitony 20/11/2025 21:30
Duel Club - Pozzuoli (NA)
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Tony Pitony è un artista concettuale nato in una città sconosciuta della Sicilia. La sua ricerca creativa si muove lungo un filo conduttore che unisce influenze apparentemente distanti: la sensibilità visionaria degli anni '60, le sonorità della musica elettronica, l'espressività teatrale e l'irriverenza del trash, fino a convergere in un'estetica che esplora il fetish e l'antiproibizionismo.
La sua espressione artistica si colloca al confine tra musica e performance, rifiutando qualsiasi etichetta di genere e superando le tradizionali categorizzazioni. Attraverso il suo lavoro, Tony Pitony esplora e sovverte gli stereotipi legati alla sessualità, all'identità di genere e alla narrazione storica, affermandosi come un artista gender fluid che privilegia l'ispirazione autentica rispetto alle logiche di mercato.
Con un linguaggio ironico e provocatorio, ma sempre consapevole, Tony Pitony propone un'estetica originale e una visione che sfida i confini tradizionali della musica e della performance.
Tony Pitony è un artista che fonde ironia, sperimentazione e una profonda consapevolezza di sé in ogni sua opera. Il suo stile è diretto, imprevedibile e spesso dissacrante: una voce che gioca con i cliché per smontarli, una presenza scenica che rifiuta il ruolo dell'artista intoccabile. Anzi, Tony non esalta le classiche virtù d'ispirazione grecista ma eleva allo stato di Dio i "difetti" o i considerati tali, collocandosi in perenne opposizione alla dicotomia buono-cattivo. Tony gioca a carte scoperte nonostante la maschera e riesce con un'abilità unica ad interpretare il disagio quotidiano ed elevarlo ad arte, come i mostri sacri del cantautorato italiano di cui Tony rappresenta un erede distopico.
Con Tony Pitony, il palco non è mai una barriera, né il pubblico un'entità distante. La sua vera missione è annientare l'ego e dissolvere ogni distanza tra artista e spettatore, abbattendo quell'ennesima parete che trasforma spesso il musicista in un idolo irraggiungibile. In ogni performance e nella creazione dei suoi contenuti, Tony cerca ostinatamente uno scambio autentico, uno spazio di relazione vero, umano e profondamente imperfetto: un incontro che rifiuta la posa e sfida l'improvvisazione.
Tony Pitony rifiuta ogni monumento e ogni distanza simbolica: per lui, l'arte non è motivo di separazione, ma occasione di incontro. Preferisce scendere dal piedistallo e immergersi nella folla, perché è lì—tra la gente, nel mezzo del quotidiano—che trova il senso del proprio essere artista. L'arte, per Tony, non serve a elevare l'uomo/artista a figura eccezionale, ma a creare ponti, a generare relazioni reali, imperfette, spontanee. È un luogo di scambio che non costruisce barriere, ma le abbatte, ricordando a sé stesso e a chi lo ascolta che la bellezza e il significato nascono proprio dalla capacità di mettersi in gioco insieme, senza filtri e senza maschere.
"Indossare una maschera è oggi un paradossale gesto di libertà per sfidare un sistema che impone volti scoperti ma menti conformi.
Il vero volto non è quasi mai quello che si vede, ma quello che si sceglie di rivelare.
E io voglio rivelarvi che alla fine, facciamo tutti un po' cagare."
Il teatro è stato la sua casa artistica, il suo banco di prova. Prima di trasformarsi nell'artista che oggi conosciamo, Tony Pitony ha calcato ogni tipo di palcoscenico nei musical e nelle produzioni di prosa del West End londinese, nel cuore dello showbusiness mondiale, e lì, tra audizioni estenuanti e casting tutti uguali, ha realizzato che in quell'ambiente ci sono pochi artisti veri e una moltitudine sterminata di esecutori fatti in serie.
Durante il round finale dell'audizione per Sister Act – Il Musical, il suo agente gli restituì un feedback tanto assurdo quanto illuminante: "Non sei stato preso perché troppo basso per entrare nei costumi di scena del cast precedente." In quel momento Tony ha capito che il sistema non valorizza l'unicità. Lì ha deciso di rompere con quel mondo e costruirsi da solo una nuova dimensione. Una in cui il corpo, la voce, la visione non devono adattarsi a un format, ma possono esprimersi al massimo creando il proprio modo di fare musica, di fare arte. Arte che deve partire da ciò che sei per essere realmente frutto di un percorso.
Oggi Tony Pitony non è soltanto un artista, ma il nucleo pulsante di una realtà costruita insieme a chi gli sta accanto da sempre. Attorno a lui gravita un gruppo di amici che crede profondamente nel progetto e lo alimenta quotidianamente. C'è chi gestisce il management, chi si occupa del merchandising, chi cura l'ufficio stampa, la produzione musicale, i video, le fotografie, i fumetti, chi pensa ai contenuti e tutti hanno un filo conduttore che è la voglia di essere parte di qualcosa di diverso, di più grande. Unione di persone che non vogliono solo mostrarsi sotto le luci della fama ma che vogliono fare della fame di una generazione la forza canalizzata di un movimento che rifiuta l'arte preimpostata, l'arte che ora è creata dall'intelligenza artificiale e che negli ultimi anni era creata da un team di laureati alla Bocconi. Non è una squadra assemblata a tavolino ma una famiglia creativa che evolve organicamente, unita da una visione condivisa e dalla determinazione di sovvertire le regole del gioco. Il messaggio di Tony è chiaro: anche tu sei Tony, anche tu fai cagare, anche tu hai dei lati d'ombra; l'invito dell'artista che si fa corpo di questo messaggio è quello di dirti: non avere paura di mostrare quanto fai cagare, tanto facciamo cagare tutti così ed è questo a salvarci dalla vergogna personale – la vergogna collettiva. Tony Pitony come un Gesù contemporaneo torna tra la folla per cantare qualcosa che sappiamo ma che non riusciamo ad ammettere e cantando con lui ed entrando dentro il suo punto di vista ci riporta verso un'amabile umana condizione d'imperfezione unica, dove le differenze sono quello che poi ci fa risultare tutti uguali.
Tony Pitony annichilisce l'ego e polverizza ogni distanza tra artista e pubblico. Non esistono fan, esiste partecipazione. Non esistono maschere (a parte quella di Elvis), esiste presenza autentica. Tony Pitony non è una persona. È un'idea collettiva. Un atto di resistenza puro, la risposta di una generazione a questa società che ha svenduto tutto.
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